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11 dritte per allenare l’intelligenza dei bambini

11 dritte per allenare l’intelligenza dei bambini

Reuven Feuerstein ha studiato il potenziale di apprendimento nei bambini, giungendo alla conclusione che l’intelligenza è un insieme di abilità e processi mentali che ci permettono di dare un senso ad ogni azione che compiamo e di acquisire informazioni per risolvere i problemi: un fenomeno dinamico che si può imparare!

Lettera aperta all’Istruttore:

Caro Istruttore
1) quando parli a un bambino non dare per scontato che ti stia ascoltando o che ti stia capendo. Nessun insegnamento è valido se non sei sicuro che ti stia ascoltando o capisca ciò che dici. Se un bambino durante un gioco o un esercizio, oppure durante una partita, fa i dispetti a un altro bambino, devi fargli capire, guardandolo in faccia, che quel comportamento è sbagliato e per coinvolgerlo più direttamente e catturare la sua attenzione potresti dire “Saresti contento se i dispetti li facessero a te?” e poi concludere in modo positivo “Sono sicuro che la prossima volta starai più attento a non fare dispetti”;

2) in palestra “allena la mente” dei tuoi bambini a osservare e analizzare la realtà con dei paragoni. Prendendo spunto da bambini che si comportano bene in palestra o che eseguono bene ciò che gli è stato proposto, è utile stimolare i bambini a osservare e analizzare ciò che vede (paragone). Ad esempio far capire ai bambini che il palleggio serve per spostarsi dal proprio canestro all’altro canestro e non solo per battere la palla per terra. Tutto ciò serve per insegnare loro a organizzare i concetti e a fornire “la chiave” per capire come è il gioco, che cosa si deve fare se si è in possesso di palla (ad esempio quale è il canestro da attaccare o se è meglio palleggiare o passare la palla), collocando i movimenti e i gesti in un sistema di rapporti coerenti, imparando le connessioni e i rapporti causa-effetto;

3) i bambini imparano meglio a conoscere il gioco attraverso le emozioni. Per fargli capire come funziona il Minibasket e per farlo progredire, bisogna suscitare in lui delle sensazioni positive. Per fare tutto ciò, quando comunichi con i bambini, devi “colorare” le tue proposte motorie con aggettivi che esprimano emozioni, devi fare in modo che i bambini siano i “soggetti” del gioco e non i tuoi “oggetti”, devi essere partecipativo, devi coinvolgere emotivamente i bambini, devi sviluppare la loro creatività e la loro fantasia;

4) devi far sentire ai bambini che hai stima e fiducia in loro, accettandoli così come sono e non come vorresti che fossero: un bambino ha bisogno di essere stimato. La fiducia che dimostri nei confronti dei bambini condiziona il loro modo di essere; i bambini devono aver fiducia nelle loro capacità, devi aiutarli progressivamente a prendere fiducia nei loro mezzi, devi aiutarli a fare gesti e azioni che non sono in grado di fare, proponendo loro delle situazioni-problema da risolvere con piccoli sforzi e volontà (esercizi facilitanti, dal semplice al difficile);

5) deve farli sentire “compresi” quando sbagliano e devi lodarli in modo motivato quando fanno bene. Deve ascoltarli, devi capire le loro ragioni e davanti agli errori devi suggerire loro come fare per correggerli. Essere compresi aiuta i bambini, li rassicura e davanti a un errore (emozione negativa). Devi capire assieme a loro dove e perché hanno sbagliato: l’errore a volte è un’occasione per imparare a non sbagliare un’altra volta. E’ sbagliato mortificare o punire e quando fanno bene è molto importante lodarli in modo motivato, solo così avranno la percezione dei progressi compiuti (emozioni positive);

6) devi abituarli a rispettare le regole. Le regole nei giochi diventeranno le regole nella vita, le regole aiutano i bambini ad avere delle sicurezze, sono formative e rendono capaci i bambini a fissare dei limiti e a rispettarli;

7) devi stimolare la loro intelligenza emotiva e per ottenere questo è importante abituarli a collaborare e a socializzare con gli altri, a giocare con gli altri (ad esempio a passare la palla), a comunicare con loro (gruppo dei pari: leader e gregari) e far notare loro che giocare da soli non sempre “paga”;

8) devi sviluppare il loro senso di responsabilità: affida loro degli incarichi, fa in modo che possano prendere delle decisioni autonome (anche commettendo degli errori). Per sviluppare l’individualità di un bambino e il suo senso di responsabilità, devi lasciargli la possibilità di prendere delle decisioni e di assumersene le responsabilità (ad esempio cosa è meglio fare in una situazione di 2 c 1, oppure se è meglio palleggiare o passare, quando si deve tirare);

9) devi sviluppare il loro senso della curiosità e la loro voglia di sperimentare delle novità. In palestra non proporre sempre gli stessi esercizi, gli stessi giochi, cambia, introduci delle varianti, non giocare solo con il pallone da Minibasket, non esasperare la tecnica esecutiva, rispetta le leggi dell’apprendimento, utilizza altri piccoli attrezzi (palloncini, palline da tennis, coni, cinesini, bacchette di legno, etc.) per educare e sviluppare le loro capacità motorie. Devi incoraggiarli a sperimentare cose nuove e che siano sempre una “sfida” con se stessi (cercare di migliorarsi), devi spingerli a mettersi in gioco e a abituarsi a vincere (emozioni positive) e a perdere (emozioni negative);

10) non devi incasellarli in ruoli, i bambini fanno sempre in tempo a cambiare. Spesso gli si dice “Non sei capace a tirare a canestro” oppure “Sei imbranato”, ”Sei lento”, “Non stai mai attento”, “Non capisci niente” (emozioni negative). Sicuramente è molto meglio dire “Va bene, però se tu facessi così…..miglioreresti” (emozioni positive): in questo modo si sentirebbero rassicurati e progressivamente si convincerebbero di essere in grado di farcela;

11) devi comunicare entusiasmo, devi essere entusiasta di stare con loro, devi sorridere, devi utilizzare spesso una comunicazione non verbale (mimica del corpo, del viso). Ricordati di presentare a lezione esercizi e giochi in modo positivo, affinchè i bambini si sentano motivati a metterli in atto e che non abbiano paura di sbagliare o di essere puniti in caso di errore.

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