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L’agonismo nel minibasket

L’agonismo nel minibasket

Dualismo attività sportiva educativo-amatoriale e attività agonistica

Non esiste secondo me un dualismo tra l’attività educativo-ludico-amatoriale e l’attività agonistica: l’agonismo, se ben controllato è sempre lo stesso!

Che cosa è l’agonismo?

L’agonismo è l’elemento istintivo e inalienabile dello sport, che si distingue dal semplice gioco o passatempo. E’ una componente insopprimibile della pratica sportiva, non vi è attività sportiva senza agonismo.
Può essere inteso come confronto e desiderio di verificare quanto una persona vale.

L’agonismo è la versione controllata dell’aggressività di ogni individuo e l’aggressività è una energia umana naturale.

Lo sport, se ben condotto, garantisce la canalizzazione di tale energia, in schemi controllati e vantaggiosi.
La frase spesso ripetuta “l’importante non è vincere, ma partecipare”, fa torto alla verità. Il desiderio di vincere, di ottenere un risultato soddisfacente appartiene come un elemento irrinunciabile alla pratica sportiva.
Ciò che deve essere escluso è l’antagonismo, l’agonismo deve essere vissuto non “contro l’altro”.
Occorre educare all’agonismo, al fair-play, alla vittoria e alla sconfitta: a tutte le età!
Praticare l’attività sportiva per i bambini deve essere piacere e divertimento, l’occasione per sviluppare competenze e capacità, per socializzare, per confrontarsi.

Il gioco, il giocosport e lo sport sono e devono essere agonismo controllato, devono essere un momento di confronto per verificare quanto uno vale. Sia che si vinca, sia se si perda, ma se si perde e ogni volta ci si migliora è come se si avesse vinto. Questa è la filosofia da portare avanti!

Ma per poter fare questo, le Agenzie che ruotano attorno al mondo del bambino, del fanciullo e dell’adolescente, devono essere convergenti:
– la Famiglia (i Genitori);
– la Scuola (gli Insegnanti);
– le Società Sportive (Istruttori, Allenatori e Dirigenti).

Un sano spirito di competizione è raccomandabile per aiutare a misurarsi con le proprie possibilità. Ma quando l’esperienza sportiva, specie in età evolutiva, diventa un “dovere” da svolgere sempre ai massimi livelli, può provocare fenomeni di rifiuto e portare all’abbandono.

E’ importante che il bambino non sia costretto ad ottenere per forza dei risultati, in quanto lo sport, pur con le sue regole, deve essere vissuto con serenità.

L’attività agonistica in età precoce va “maneggiata” con precauzione.

Se negli anni ’70 si riteneva che lo sport agonistico giovanile fosse un fattore potenzialmente distruttivo dell’equilibrio psichico del bambino e dell’adolescente, le ricerche più recenti hanno comprovato che la causa degli eventuali disagi, non è la competizione in sé, ma il modo con cui, spesso gli adulti, interpretano, pianificano e gestiscono l’attività agonistica dei giovanissimi.
Oggi lo sport a livello agonistico deve essere visto come un naturale desiderio di misurarsi con gli altri e non diventare mai un valore primario ed assoluto.

Molto spesso chi collabora ad alimentare il clima di tensione, con incitamenti e aspettative che influiscono sulla psicologia dei giovani atleti sono i Genitori, gli Istruttori e gli Allenatori.
Proprio questi ultimi influenzano notevolmente l’importanza del risultato (vincere a tutti i costi, costi quel che costi), della gara, della partita.

Ogni momento della vita è agonismo, non deve diventare antagonismo, slealtà, voglia di annientare l’altro.

Lasciamo che i bambini giochino e si divertano, rispettiamo i loro ritmi di apprendimento: dobbiamo avere pazienza!
Non lavoriamo eccessivamente sulla tecnica, costruiamo una base motoria prima (educazione e sviluppo delle capacità motorie), non proponiamo esercizi analitici, niente schemi di gioco, puntiamo molto sulla creatività e sulla fantasia motoria dei nostri ragazzi.
Loro quando giocano, fanno dell’agonismo sano, si confrontano, si divertono, si misurano, si rendono conto se sono bravi o meno.
Prepariamoli bene a successivi confronti, non solo nello sport, ma anche nella vita!

Non carichiamoli di eccessive aspettative, non tutti hanno una grossa autostima.
Un bambino che sta crescendo è molto sensibile al giudizio dell’adulto (Genitore, Insegnante, Istruttore) e la necessità di esprimersi sempre con prestazioni eccellenti, può diventare faticoso e controproducente, perché non è detto che in ogni atleta si nasconda un campione.

Pertanto per essere in grado di interagire con i giovanissimi, tutti gli Operatori Motori e Sportivi dovrebbero conoscere i problemi dell’età evolutiva e andare avanti con cautela. Dovrebbero padroneggiare i meccanismi della psicologia dell’evoluzione, per strutturare l’attività a misura di bambino e ragazzo.

Se ciò sarà fatto, la competizione risulterà positiva e l’agonismo sano: situazione educativa molto importante e una occasione previlegiata per acquisire sicurezza e stima di se stessi.
Se tutto sarà esasperato, non si otterrà nulla, vi sarà l’abbandono e la perdita di fiducia in se stessi.

Lo sport non deve diventare una costrizione, vincere non è tutto, ma perdere rompe!
Non facciamo selezione in età precoce, non tecnicizziamo subito, aspettiamo anche i talenti tardivi. Dobbiamo avere pazienza e buon senso!

Numerosi autori hanno evidenziato come l’esperienza sportiva agonistica dei giovani atleti, sia fortemente influenzata dall’Istruttore e dall’Allenatore e dal loro modo di porsi con i ragazzi (capacità di comunicazione, utilizzo dei feedback).
L’Istruttore e l’Allenatore sono determinanti per il livello di stress competitivo che i ragazzi possono vivere nell’attività agonistica. Non alleniamo lo stress e l’ansia, creiamo in allenamento e in partita un ambiente sereno.

Un Istruttore, un Allenatore dovrebbero arrabbiarsi di meno, non urlare troppo, non punire (non è uno strumento di potere), dare importanza al miglioramento individuale e collettivo, incoraggiare e sostenere i ragazzi.

A proposito del concetto di vittoria, Small e Smith hanno dichiarato:
– vincere è un obiettivo importante, ma non è l’unico;
– la sconfitta nella competizione non è un fallimento personale o una minaccia al proprio valore come persona;
– vittoria e successo non sono sinonimi: anche una sconfitta può coincidere con un miglioramento della prestazione o con il raggiungimento di un obiettivo stabilito;
– successo non è solo vincere, ma è lottare per vincere.

Conclusioni
L’attività sportiva non è solo agonismo, ma anche relax, divertimento ed occasione per tonificare il proprio corpo e garantire benessere alla mente.

Non abbiamo bisogno solo di grandi campioni, abbiamo bisogno, per crescere, di Arbitri, di Istruttori, di Allenatori, di Dirigenti, di pubblico intelligente e tutto ciò si può ottenere senza esasperare la vittoria o disperarsi per la sconfitta: ci occorre una corretta cultura motoria e sportiva

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Prof. Maurizio Mondoni
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