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Il cervello – parte 1

Il cervello – parte 1

Per un istruttore è  importante conoscere come funziona il cervello dei bambini, come avviene l’apprendimento e che cosa è  la dominanza laterale.

“Pensiero, emozione, movimento, sono entità strettamente legate ai processi cognitivi”

 

brain

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Premessa

Le seguenti riflessioni sono di grande importanza per gli Istruttori Minibasket e vogliono mettere in luce la valenza che, anche sul piano neuro-psicologico, recita questo fantastico gioco-sport per i bambini.

Dalla pedagogia di Freinet a quella di Bruner, da Steiner a Le Boulch, dalla psicologia di Piaget a quella di Goleman, la letteratura al riguardo, ha ribadito ampiamente questo concetto.

E’ incontestabile che il corpo ha assunto nella cultura contemporanea una centralità indiscussa.

“Leggere” il corpo attraverso la prestazione motoria e sportiva, significa collegare immediatamente le azioni al progetto motorio che il soggetto intenzionalmente programma ed esegue.

Al momento dell’avviamento motorio e sportivo, il corpo-oggetto è sottomesso alla “scheda di lavoro” che definisce il modello da inscrivere nel corpo.

L’Insegnante, l’Istruttore, l’Educatore sono i detentori del modello, sono il legame tra la scheda d’istruzione e il suo custode. La validità della scheda è garantita dal carattere scientifico degli studi che sono stati utili alla sua composizione.

Nella Scuola Primaria le ore dedicate alle attività ludiche e motorie sono troppo poche e non hanno lo sviluppo auspicato; questa tendenza preoccupa molto gli Operatori Motori e Sportivi, perché bloccare il piano motorio-affettivo del bambino, significa instaurare una limitata relazione educativa.

Lo stesso discorso vale anche a livello di Minibasket e a tale scopo, ci permettiamo di presentare alcune recenti scoperte delle neuroscienze, allo scopo di valorizzare forme e percorsi d’apprendimento più vicini alla linea naturale di sviluppo della conoscenza, perché è il corpo a comunicare apprendimento.

La neuro-psicologia e la lateralità cerebrale
La neuro-psicologia è una branca delle neuroscienze cognitive a carattere pluridisciplinare e trae i principali metodi e concetti dalla psicologia cognitiva e della neuro-fisiologia.

Lo studio del funzionamento del cervello e dei suoi due emisferi, ha permesso di capire e valorizzare gli stili e le competenze molto diversificate fra gli esseri umani.

Il frenologo Franz Josef Gall ha postulato l’esistenza di legami funzionali e localizzati, tra le attività mentali e la struttura cerebrale e da questa teoria si è passati all’attuale approccio neuro-psicologico.

L’approccio neuro-psicologico è pluridisciplinare, perché utilizza i concetti e i metodi della psicologia cognitiva e della nurofisiologia.

La psicologia cognitiva studia il funzionamento dei comportamenti umani, della memoria e della conoscenza, anche con riferimento ai processi cognitivi.

La neuro-fisiologia si occupa del funzionamento del sistema nervoso e in particolare del cervello.

A livello educativo-metodologico, possiamo mettere a frutto i risultati di tali scoperte, per valorizzare la peculiarità di ogni bambino e per offrirgli opportunità compensative.

mondoni esercizi minibasket con i giornali

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Le neuroscienze stanno dimostrando il dominio della linea affettiva nella costruzione delle competenze e l’influenza che il cervello ha in ogni istanza neurologica.

Per esempio, si è scoperto che l’emisfero sinistro del cervello, un tempo creduto l’unico regolatore delle funzioni motorie, non può interpretare da solo tutta la raffinata orchestrazione di un movimento. Sarebbe, quindi, l’emotività, dominante nell’emisfero destro, a guidare e organizzare il pensiero, in un rapporto di scambio con il pensiero stesso (D. Goleman).

Questa distribuzione di competenze sugli emisferi del cervello è definita lateralità. Il termine indica l’esistenza di attività prevalenti in un singolo emisfero cerebrale, attività che possono dominare più in un lato della mente che nell’altro.

Gli studi sulla lateralità, hanno chiarito come avvengano alcuni processi di rappresentazione e di come collaborino tra loro i due emisferi dell’encefalo.

La lateralità del cervello è una facoltà che si esprime in modo diverso secondo le culture, delle condizioni di vita, della razza e del sesso.

Purtroppo molto spesso si vedono Istruttori Minibasket che propongono esercizi-gioco sempre uguali (dalla stessa parte del campo, con la stessa mano), copiati dai libri, senza conoscere che effetti producono. Prima di presentare un esercizio-gioco è importante conoscere:
– a che cosa serve;
– quando si deve proporre;
– come deve essere eseguito.

Le varianti per ogni esercizio-gioco sono molto importanti perché permettono al bambino di “vivere” situazioni sempre diverse.

Nella lezione di Minibasket l’Istruttore deve partire da ciò che sa fare il bambino (non tutti i bambini sono bravi e ciascuno possiede un ritmo di apprendimento diverso) e non deve pretendere che tutti i bambini eseguano alla perfezione ciò che è loro proposto.

E’ importante individuare chi è destro, sinistro o ambidestro, dove sono le dominanze (occhio, mano, piede, orecchio) e fare in modo che il lavoro sia diversificato nella sua globalità.


La neuro-plasticità

La denominazione di neuro-plasticità, indica i complessi meccanismi di attivazione reciproca tra neuroni (cellule del sistema nervoso).

Gli effetti di queste associazioni di neuroni, sono le nostre percezioni, i ricordi, le decisioni, le azioni, le abitudini, i programmi, i sentimenti e le nostre emozioni.

Come gli esseri umani, il neurone intrattiene numerosi contatti (sinapsi), che possono essere paragonate alle amicizie tra le persone, che si rafforzano se sono confermati da un’assidua frequentazione e si affievoliscono se sono trascurati.

Anche i meccanismi di crescita delle cellule e delle loro interconnessioni, sono molto sensibili ai feed-back positivi e negativi che le cellule si scambiano, in risposta agli stimoli provenienti dall’ambiente.

Alla base di tutti questi complessi meccanismi, c’è la struttura molecolare del neurone.

I neuroni sintetizzano e rilasciano le proteine che determinano le connessioni e la crescita del tessuto nervoso.

Sono proteine anche le macromolecole che fanno entrare e uscire dalla cellula gli atomi elettricamente carichi, che ne determinano le variazioni di potenziale e le conseguenti scariche elettriche.

Se i due emisferi cerebrali comunicano tra loro, grazie al corpo calloso (lamina di sostanza bianca e fibrosa che unisce i due emisferi cerebrali), bisogna conoscere che nel “cuore” stesso di ogni emisfero, alcuni fasci di fibre nervose, dette “intraemisferiche”, collegano tra di loro, le diverse aree corticali, permettendo così il trasferimento di informazioni da una zona all’altra: da un’area primitiva ad un’area associativa, da un’area associativa ad un’area sensorio percettiva ad un’area motoria.

Per di più, la corteccia stessa è in relazione con le altre strutture cerebrali e in particolare con i nuclei grigi centrali.

Per questo, bisogna concepire il cervello essenzialmente come un organo di elaborazione delle informazioni, le cui diverse componenti dialogano incessantemente tra di loro, scambiandosi messaggi nervosi di natura elettrochimica.

E’ grazie a questi incessanti scambi di informazioni, che l’individuo prende coscienza del mondo che lo circonda, confronta le informazioni raccolte con le sue conoscenze anteriori immagazzinate nella memoria, formula osservazioni o ipotesi sullo stato del mondo e sui suoi eventuali cambiamenti e adatta la sua condotta di conseguenza.

Mondoni Antonelli Music Minibasket Method

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I Club Minibasket, lo spazio, l’azione e i genitori

I bambini arrivano nei Centri Minibasket quando hanno già incamerato molte strategie per organizzare i pensieri. Le loro modalità di ragionamento sono legate ai pre-requisiti spazio-temporali e causali e tali apprendimenti s’instaurano prevalentemente in vissuti di azione.

La persona costituisce i concetti sul piano simbolico, attraverso le prime relazioni con lo spazio e le sensazioni che questo gli rimanda e sin dall’infanzia le evocazioni arrivano attraverso la dimensione corporea.

Il “vissuto” dei primi anni di vita, è collegato fortemente alla presenza-assenza dei familiari (oggetti affettivi) vicino al corpo.

Nel “maternage”, l’ambiente è incarnato e rappresentato dal bambino attraverso la relazione con la mamma; un ambiente rassicurante è percepito dal bambino attraverso le modalità che si verificano durante l’accudimento da parte della mamma.

La globalità dell’esperienza psicomotoria durante le prime tappe dello sviluppo (il cullare e il farsi cullare, il dondolare e il farsi dondolare, il tono della voce della mamma, consentono di rilassare la tensione del bambino e di calmarlo), esprime l’inseparabilità tra il movimento, il pensiero e la vita affettiva, per i quali l’unico luogo possibile, è il corpo del bambino stesso (“corpo proprio”).

Ciò sta a significare che se nel “maternage” è prevalsa una relazione di tipo sostitutivo, lo spazio è percepito in modo costrittivo e appare incombente, quando non è stata costruita una buona base di sicurezza.

Il corpo, attraverso le percezioni, comunica continuamente alla mente.

Attraverso la continua rielaborazione di queste informazioni e con il passare del tempo, i bambini arrivano all’aggiustamento delle conoscenze verso il sapere astratto, ma il disagio emotivo è il peggiore nemico della rielaborazione.

All’inizio non bisogna assolutamente forzarli, ma è importante favorire l’allargamento delle loro esperienze ludico-motorie.


Lo stress colpisce i bambini

Le diverse situazioni della vita quotidiana non si presentano mai uguali, ma il bambino impara subito a risolverle attraverso una prima valutazione intuitiva e reagisce a loro con una tensione soprattutto emotiva.

Se le giornate passano con un ritmo tranquillo, scandite da abitudini ripetitive, il bambino impara ad affrontare serenamente tutte le situazioni.

Anche in palestra, quando gioca, il bambino deve essere sereno e vivere il gioco serenamente e con tranquillità.

Purtroppo questi ambienti di crescita sono sempre più rari e spesso i bambini d’oggi sono sottoposti continuamente a “routine” di vita stressanti e di conseguenza, il disagio psicologico diventa un male comune per i nostri piccoli.

L’attività motoria e il gioco non solo possono servire per il rilassamento e il riequilibrio psicologico, ma possono svolgere anche un benefico “imprinting” di tipo educativo e formativo.

Per ottenere tutto ciò abbiamo bisogno di Istruttori-Educatori preparati e competenti, non di Tecnici che insegnano subito la tecnica cestistica e valorizzano solo i migliori.

I bambini sottoposti continuamente a stress, inducono l’organismo a commutarsi su una modalità iper-reattiva ed è per questa ragione che oggi vi sono tanti bambini che cadono facilmente in stati di collera o di panico anche durante le partite di Minibasket.

Il sistema d’allarme del loro organismo, in questi casi, subisce un cortocircuito e ciò li porta a reagire in modo esagerato.

Succede così:
–  il sistema percettivo ha comunicato all’amigdala, attraverso il sistema limbico, stati d’emergenza emotiva;
–         ciò ha fatto liberare una cascata d’ormoni potenti (tra cui il CRF e il cortisolo), che hanno innescato il panico nel cervello;
–         questi ormoni, seppure secreti velocemente, sono rimasti nell’organismo per ore prima della loro eliminazione; successivamente altri turbamenti hanno elevato il livello degli ormoni in modo additivo e ciò ha provocato un aumento della frequenza cardiaca e del flusso ematico;
–         l’amigdala (simile ad una mandorla, è parte del palencefalo, è collocata accanto all’ippocampo e controlla l’ansia e la paura) e, in questo modo, diventata un elemento molto sensibile e pronto a sequestrare la memoria di lavoro, in funzione di uno stato d’allarme generale;
–         lentamente l’organismo si adatta allo “stato d’emergenza”;
–         ritorno allo stato di quiete.

Se è vero che dobbiamo imparare a rispettare i tempi di apprendimento dei bambini, è anche vero che possiamo aiutarli a non incappare in questi guai (ansie, paure, stress), proponendo loro giochi divertenti e attraverso l’utilizzo di specifiche metodologie, possiamo riuscire a insegnare loro l’atteggiamento giusto per vincere paure e preoccupazioni. Il Minibasket, in questo contesto, è molto utile se ben insegnato.


Imparare a osare nel gioco

Nelle attività motorie e nel gioco e di conseguenza anche nel Minibasket, si possono prospettare alcuni piccoli rischi, quali momenti d’incertezza, situazioni di precarietà: tutto ciò aiuta a “crescere”.

Il bambino, in questi casi, impara a tollerare e a controllare l’ansia e la paura e conosce come deve comportarsi in queste situazioni: tutto ciò implica una crescita di personalità e quindi, determina un cambiamento.

Un cambiamento che mette in condizione il bambino di essere capace di affrontare le incertezze e le ansie in modo fiducioso.

Il bambino ottimista e orientato all’azione, impara a reagire alle difficoltà, pensando quasi subito al sistema per dirimerle.

Attraverso il movimento e il gioco, si offrono ai bambini opportunità per imparare a controllare i centri emotivi del cervello (il sistema limbico e l’amigdala) e in questo modo, acquisiranno strategie per mantenere in funzione i centri esecutivi del cervello (i lobi pre-frontali), anche quando sopraggiungono l’ansia e la paura.

Tutto ciò non è solo un’abitudine comportamentale, diventa anche organica. Il sistema nervoso si modella e si organizza rispondendo agli stimoli ambientali, quindi assume grande importanza le strategie per insegnare correttamente ai bambini l’educazione motoria e il gioco.

continua….

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Prof. Maurizio Mondoni
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