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Come insegnare la tecnica nel minibasket

Come insegnare la tecnica nel minibasket

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Premessa
(Come insegnare la tecnica nel minibasket)
L’insegnamento della tecnica costituisce l’elemento centrale in ogni disciplina sportiva e la preoccupazione quasi esclusiva degli Istruttori a livello giovanile.

Senza eccezioni, sia pure con notevoli differenze da disciplina a disciplina, la possibilità di ottenere prestazioni sportive di rilievo, dipende fortemente dall’apprendimento e dal livello di padronanza di tecniche di varia complessità.

Insegnare la tecnica in uno sport significa tentare di facilitare apprendimenti che comunque risulteranno individuali, non del tutto prevedibili e realizzati con tempi e percorsi non sempre omogenei e sempre sulla base di una risposta personale al compito richiesto e alla percezione della situazione.


Movimenti o azioni?

Le tecniche dei diversi tipi di giochisport non sono movimenti ma azioni motorie: il movimento è solo la conclusione ultima e visibile dell’attività umana, finalizzata al conseguimento di uno scopo.

L’azione nasce sotto l’impulso di spinte motivazionali, è preceduta da operazioni percettive e cognitive e si conclude con il movimento.

Aree cerebrali specializzate raccolgono le informazioni, progettano il gesto e trasmettono il comando, sotto forma d’impulsi nervosi, ai motoneuroni spinali, che a loro volta eccitano le fibre muscolari responsabili del movimento.


Il bambino

Il bambino, guidato da uno scopo, raccoglie ed elabora le informazioni necessarie, progetta il gesto e infine mette in azione i muscoli.

Pertanto, anche l’apprendimento per imitazione è un processo molto complesso, ben lontano dalla semplice riproduzione meccanica del movimento mostrato.

Il bambino ricevuto il modello, deve impegnarsi attivamente per costruire, regolare e perfezionare un’azione motoria simile a quella proposta.

Naturalmente l’esecuzione dipenderà dal livello delle capacità cognitive, percettive e motorie del bambino e sarà tanto più precisa ed efficace, quanto più adeguata sarà la competenza nell’analizzare e valutare il gesto e nel ricostruire il movimento.

L’esperienza ha un ruolo fondamentale nella formazione delle abilità tecniche; esse, infatti, non sono create “ex novo”, bensì utilizzando gli schemi motori (generali e specifici) già disponibili.

Il bambino “spezza” i movimenti precedentemente appresi, ricavandone una serie di frammenti, “mattoni prefabbricati”, con i quali costruisce i nuovi gesti.

Un’attività ricca e variata, consente di immagazzinare molti “mattoni” e di acquisire una buona capacità nel rimetterli assieme in forme diverse.

Conoscenze e abilità si accumulano durante tutta la vita, si stratificano ed accrescono la competenza motoria individuale.

Un’abilità appresa non è mai del tutto nuova, essa rappresenta una diversa combinazione degli elementi precedentemente acquisiti.

Nell’istruzione dei bambini, ogni elemento deve contribuire allo sviluppo della capacità di apprendimento.

Le esercitazioni scelte dall’Istruttore non servono solo per insegnare un determinato movimento, ma soprattutto, per incrementare la capacità di apprendimento dei bambini, base insostituibile per il successivo sviluppo qualitativo dei movimenti.

La capacità di imparare ad apprendere rappresenta l’obiettivo principale della formazione a livello giovanile (Hotz).

In quest’ottica, la ripetizione dei movimenti può consentire il raggiungimento di due importanti obiettivi:
il perfezionamento del gesto;
un aumento delle capacità coordinative e senso-percettive del soggetto (che rappresentano le basi per affinare ulteriormente il movimento).

Nelle ripetizioni coscienti, finalizzate al miglioramento tecnico, è ripetuta l’intera azione motoria, utilizzando ogni volta movimenti diversi, anche se la diversità tra due esecuzioni consecutive spesso è impercettibile.

Bernstein parla di “ripetizione senza ripetizione”: ogni volta il gesto è realizzato a un livello qualitativamente superiore, poiché attraverso l’esercizio, si potenzia la capacità di apprendere.

L’apprendimento motorio, non è solo il prodotto della ripetizione del movimento, ma anche di una parallela comprensione e strutturazione dei principi che guidano il controllo e la regolazione degli atti motori.

La qualità del movimento migliora solo se l’esecuzione avviene in forma cosciente e ragionata e se il soggetto si sforza di perfezionarla.

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Le ripetizioni effettuate meccanicamente e in modo stereotipato, non solo non accrescono la competenza motoria del bambino, ma fissano i movimenti e li rendono poco modificabili.

Lavorare in modo estremamente specializzato sui fondamentali cestistici in età precoce, non fornisce alcuna garanzia di successo in prospettiva futura, ma serve solo per ottenere in tempi brevi migliori prestazioni agonistiche.

E’ molto importante che l’Istruttore conosca come avviene l’apprendimento (analizzatori, vie afferenti ed efferenti, etc.), i diversi tipi di apprendimento, il ritmo di apprendimento e le fase dell’apprendimento), altrimenti tutto il suo lavoro non produrrà nessun effetto positivi a lungo termine.

Gli scopi e i contenuti generali dell’attività motoria dei bambini possono essere riassunti in:
sviluppo ed affinamento degli schemi motori di base e posturali;
– educazione e sviluppo delle capacità motorie;
– apprendimento di un elevato numero di abilità motorie, riconducibili alle strutture motorie fondamentali di differenti giochisport.

La creazione di questa motricità di base, deve però tenere in considerazione le peculiarità dei giochisport.

I movimenti che il bambino effettua quando gioca a Minibasket (correre, saltare, palleggiare, lanciare, ricevere, etc.) sono schemi motori di base (abilità semplici) che progressivamente diventeranno abilità complesse (fondamentali individuali di gioco: correre, palleggiare, passare, tirare, ricevere), attraverso l’educazione e lo sviluppo delle capacità motorie.

Correre senza palla è abbastanza facile, lanciare una palla è semplice, ma correre e palleggiare una palla, tirarla verso il canestro, passarla ad un compagno (con le mani), oppure riceverla, contrastare un avversario, non sono sicuramente movimenti molto facili, perciò occorre molto tempo per “costruirli”.

Durante le lezioni di Minibasket, è compito dell’Istruttore creare i presupposti affinché le abilità semplici si trasformino, con il passare del tempo, in complesse.

Le abilità complesse difficilmente si apprenderanno, se non si crea una soddisfacente base motoria generale (bagaglio motorio), che si manifesta soprattutto nella padronanza degli schemi motori di base e posturali.

Gli schemi motori di base sono in stretta relazione con la maturazione fisica e si sviluppano adeguatamente solo se opportunamente stimolati.

Gli schemi motori di base e posturali sono trasmessi principalmente per via ereditaria (poi dall’ambiente in cui si vive e dal background motorio) e rappresentano l’espressione visibile del primo nucleo dell’hardware motorio cerebrale, in altre parole una base di motricità codificata geneticamente sulla quale s’innestano tutte le forme sportive più complesse.

Gli schemi motori costituiscono gli indispensabili mattoni con i quali si costruiscono le abilità specifiche dei diversi giochisport, ognuna delle quali rappresenta una differente ricomposizione di questi programmi elementari di movimento o loro parti (sottoprogrammi), variati ed adattati.

Questa base motoria fissata geneticamente, è ancora incompleta in età prescolare ed è per questa ragione che i bambini durante la lezione di Minibasket trovano spesso difficoltà nell’esecuzione di movimenti complessi, quali il palleggiare, il realizzare canestro o il ricevere una palla.

Il bambino a 5-6 anni compie gesti abbastanza precisi, ma successivamente questa precisione si riduce quando tenta di aumentare la velocità esecutiva.

Ricordiamoci che i processi di apprendimento che avvengono nelle prime fasi della vita di un individuo, possono condizionare fortemente lo sviluppo successivo. Vi sono periodi particolarmente sensibili per l’apprendimento di alcune abilità (Martin) ed è difficile che un alto livello di maestria prima dei 10-11 anni sia veramente decisivo o indicativo del talento.

E’ importante che l’Istruttore selezioni gli obiettivi che intende raggiungere:
– obiettivi obbligatori
– obiettivi optativi

Che tipo di metodologia d’insegnamento deve adottare:
– globale
– analitico
– misto

A che età deve insegnare:
–   5-6 anni
– 7-8 anni
– 9-10 anni
– 11 anni


L’insegnamento variato

Nei primi anni di vita il Sistema Nervoso è strettamente plastico e si adatta con relativa facilità alle richieste dell’ambiente; iniziare presto a giocare, con o senza palla, significa ottenere più facilmente le necessarie modificazioni del sistema sensomotorio.

In questa fascia di età, l’acquisizione di specifiche competenze di tipo “giocare con la palla”, è favorita anche da esercizi a carattere generale. Così facendo, si stabilisce un’interazione corretta tra la maturazione biologica, lo sviluppo delle forme basilari del movimento (schemi motori di base) e gli apprendimenti specifici dei giochisport.

La ricchezza e la varietà delle esperienze motorie sono requisiti fondamentali per la costruzione di un gesto tecnico.

L’acquisizione di tecniche fini è consentita solo a un sistema motorio estremamente duttile e si sviluppa attraverso la costruzione di un ampio repertorio di abilità, arricchito da un gran numero di varianti.


Le tecniche esecutive

Le tecniche esecutive devono essere:
acquisite e stabilizzate nella loro forma di base;
perfezionate fino ad un livello ottimale;
variate e sperimentate in molteplici situazioni.

Un lavoro multilaterale, ricco di variazioni, consente di consolidare e stabilizzare la struttura fondamentale del gesto e contemporaneamente, di mantenerlo flessibile e modificabile nei dettagli.

Queste qualità (stabilità da una parte e plasticità dall’altra) sono indispensabili per soddisfare le necessità legate all’eventuale evoluzione delle tecniche esecutive, alla variabilità delle condizioni in cui si svolge l’azione e soprattutto alla crescita fisica e alle trasformazioni morfologiche dei soggetti.

Nel Minibasket le abilità, una volta automatizzate nella forma di base, sono pienamente interiorizzate e rese totalmente disponibili, solo sperimentando una gran gamma di variazioni (nel palleggiare, nel tirare, nel passare, nel ricevere, etc.).

Le tecniche del palleggio, del tiro, del calcio, del passaggio e della ricezione della palla, devono essere consolidate nella loro struttura e successivamente variate ed arricchite.

Si può palleggiare effettuando cambi di mano, di direzione, di velocità, di senso, si può tirare a canestro e passare la palla in diversi modi; tutte queste abilità devono essere presentate in modo diverso, variate e fatte eseguire al bambino in condizioni differenti: solo così se ne appropria totalmente!

Utilizzando questo metodo, gli apprendimenti di oggi diventano i “mattoni” per costruire le tecniche del domani

Le informazioni cinestesiche (“sentire” il gesto) che scaturiscono dalle variazioni del gesto, sono rese più facilmente coscienti e diventano un patrimonio pienamente disponibile del soggetto, che aumenta non solo il livello di conoscenze e di abilità, ma anche e soprattutto, il grado di competenza, in altre parole la sua capacità di apprendere.

Un lavoro consapevole e variato, rende evidenti affinità e diversità tra i movimenti; questo processo migliora sensibilmente la capacità di differenziazione cinestesica e quella di apprendimento.

Prima di introdurre variazioni e differenziazioni, è indispensabile che il gesto sia ben consolidato nella sua struttura basilare.


Le componenti della tecnica

Generalmente gli Istruttori valutano le caratteristiche esterne della tecnica, quelle visibili e forniscono indicazioni per affinarla sulla base di quest’immagine.

La loro attenzione è diretta prevalentemente alla costruzione e alla correzione della forma (rappresentazione esterna del movimento), utilizzano spesso la dimostrazione e anche le istruzioni verbali sono riferite generalmente alle componenti esterne del movimento.

Manca, invece, una cura altrettanto approfondita per la costruzione di una rappresentazione interna del gesto, nella quale le informazioni visive sono arricchite e poi in gran parte sostituite, dalle sensazioni tattili e cinestesiche.

Questa rappresentazione può essere considerata il contenuto della tecnica (immagine mentale del movimento).

L’acquisizione di una tecnica stabile nella struttura, ma anche flessibile e modificabile, richiede un approccio globale, che attribuisca la stessa importanza alle componenti esterne (forma) e a quelle interne (contenuto).

Soprattutto i bambini, grazie alla loro spiccata predisposizione per l’apprendimento imitativo, acquisiscono abbastanza facilmente la forma esterna, mentre trovano grosse difficoltà a costruire il contenuto.

Entrambe le componenti devono essere sufficientemente “curate” e se con il passare del tempo non si giunge alla loro piena integrazione, l’apprendimento resta di pessima qualità.

Una rappresentazione interna adeguata è la condizione indispensabile per affinare la tecnica; solo se il gesto è ben interiorizzato e chiaramente percepito, può essere migliorato.

Nel processo di perfezionamento è importante richiamare l’attenzione dei bambini sulle loro sensazioni e arrivare alla formazione corretta dell’immagine mentale.

Con un apprendimento ben guidato, si armonizzano le diverse competenze:
– quelle legate alla costruzione della “forma”
– quelle finalizzate alla presa di coscienza del “contenuto” (la cui acquisizione però si realizza in una seconda fase e solo attraverso uno sforzo soggettivo e cosciente).

Il bambino deve passare dal controllo del movimento, basato sulle informazioni visive dirette e i consigli dell’Istruttore, all’autocontrollo, nel quale il gesto è regolato, utilizzando in prevalenza le proprie informazioni cinestesiche.

I bambini, per l’incompleta maturazione della corteccia cerebrale, hanno difficoltà a mettere a fuoco gli aspetti più particolareggiati del movimento, specie le sensazioni profonde (cinestesiche); se, però, l’Istruttore riesce a motivarli adeguatamente, il problema è in parte risolto.

Così facendo, infatti, raggiungono livelli di concentrazione sufficienti, per mettere a punto i dettagli più significativi, se ciò che stanno facendo li interessa e li appassiona.

Spesso, nei bambini forma e contenuto non coincidono e così la rappresentazione interna del gesto (quella costruita attraverso le proprie percezioni) non corrisponde al movimento effettivamente realizzato.

Le trasformazioni e il perfezionamento delle abilità motorie sono caratterizzati da un processo duraturo di evoluzione dall’età infantile a quella adulta, segnato da alcune fasi evolutive fondamentali:
– acquisizione di automatismi fondamentali (motricità riflessa);
– educazione e sviluppo degli schemi motori di base e posturali;
– educazione e sviluppo delle capacità motorie;
– sviluppo di abilità sempre più complesse;
– sviluppo di una motricità più sofisticata che include atti motori finalizzati molto complessi (tecniche sportive)

Il passaggio da una bassa a un’elevata competenza tecnica si basa su un processo costituito dalle seguenti fasi:

  • stadio cognitivo (cosa fare);
  • stadio associativo (come fare)
  • stadio autonomo (gestione dell’attenzione e controllo dei particolari).

L’apprendimento e il perfezionamento di ogni abilità motoria dipendono da complessi processi di controllo e di regolazione motoria, che dovrebbero essere padroneggiati dall’Istruttore, per procedere ad un adeguato intervento didattico.

L’immagine mentale del movimento
L’immagine mentale del movimento è il prodotto complesso dell’elaborazione delle reafferenze visive, tattili, cinestesiche, acustiche e labirintiche, che, selezionate dai rispettivi analizzatori, sono poi integrate nelle aree associative della corteccia.

Se il bambino non possiede un buon livello di capacità percettive, la “ricostruzione mentale” del gesto effettuato, può essere anche molto diversa dalla realtà; questi bambini, in genere, non riescono a percepire i loro errori e quindi, difficilmente possono correggerli.

Pertanto, se l’intervento dell’Istruttore è diretto solo alla forma esterna, non è efficace.

E’ indispensabile modificare anche il contenuto, aiutare, cioè il bambino a percepire con precisione le sensazioni interne di movimento.

La struttura generale della motricità di base è quasi completa a 6-7 anni, per effetto del completamento della maturazione del Sistema Nevoso Centrale.

Fin dall’inizio è necessario stimolare i bambini a perfezionare il gesto; un insegnamento qualitativo precoce, basato sulla presa di coscienza dei propri movimenti, garantisce un apprendimento a lungo termine più fine e più stabile.

In ogni stadio della coordinazione, devono essere migliorate determinate caratteristiche del movimento, prima quelle di base e poi quelle fini; la loro scelta dipende dalla difficoltà dell’esercizio e dall’età, dall’evoluzione motoria e dalla motivazione del bambino. Ad ogni livello, deve essere richiesto il miglioramento del gesto.

Solo chi si sforza costantemente di perfezionarsi aumenta anche la capacità di apprendimento, che rappresenta l’obiettivo principale, perché presupposto per il successivo affinamento tecnico.

E’ necessario, quindi, che l’Istruttore incrementi qualitativamente e quantitativamente il “contenuto” della tecnica, cioè la percezione delle sensazioni generate dal movimento e la sua rappresentazione mentale: solo così il bambino potrà eseguire correttamente il gesto e perfezionarlo ulteriormente.

L’insegnamento del Minibasket non deve solamente limitarsi all’automatizzazione di alcune abilità (tecniche), ma deve innescare un processo che, attraverso continui problemi di apprendimento, costituisca uno stimolo costante per lo sviluppo del sistema motorio e in particolare della capacità di apprendere ad apprendere.


Conclusioni e suggerimenti pratici

  • L’esecuzione di movimenti deve essere sempre guidata da uno scopo comprensibile: non devono essere richiesti movimenti, ma azioni.
  • Ogni movimento proposto deve essere finalizzato a un obiettivo, che può essere rappresentato dalle fasi di un gioco o di un esercizio, dal superamento di una sfida (1 c 1), oppure dall’acquisizione di un’abilità stimolante.
  • Il modo in cui un compito è presentato, assume un’importanza determinante nel suo svolgimento; ha, infatti, un’azione forte sulla motivazione e sul desiderio di fare bene. Sono efficaci proposte del tipo: “Vediamo se siete capaci di……..”, “Vogliamo provare a……..”; meno efficaci sono le proposte formulate in termini prescrittivi o sotto forma di minaccia.
  • Non è sufficiente eseguire bene una tecnica, è indispensabile anche renderla consapevole; è meglio un gesto imperfetto ma pienamente cosciente, piuttosto che un movimento ben eseguito ma non percepito. Per ottenere ciò, è necessario variare le abilità apprese, sperimentandole in condizioni diverse, prendendo coscienza dei movimenti eseguiti e cercando costantemente di migliorarli.
  • Le variazioni di un gesto possono essere introdotte solo quando il medesimo è ben padroneggiato, almeno nella forma grezza.
  • L’obiettivo principale dell’istruzione tecnica è lo sviluppo della capacità di apprendimento; le abilità acquisite devono costituire la base per nuovi apprendimenti e ciò si ottiene solo se il soggetto le padroneggia con sicurezza e le rende consapevoli.
  • La capacità di apprendimento si sviluppa solo se al bambino si richiede uno sforzo cosciente per migliorarsi; le ripetizioni meccaniche sono inutili o dannose.
  • E’ importante costruire prima la forma esterna delle tecniche e poi il contenuto (rappresentazione mentale): solo così diventano flessibili e trasferibili e costituiscono la base per nuovi e più complessi apprendimenti.
  • La correzione efficace è diretta, non solo alla forma, ma anche al contenuto della tecnica.
  • Ai bambini deve essere richiesto costantemente un miglioramento qualitativo dei movimenti.

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