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Se i docenti diventano indocenti

Se i docenti diventano indocenti

[Tweet “Solo la vita e l’esempio educano, le parole non bastano.”]

Molti definiscono i giovani d’oggi “sdraiati”, una generazione che non sa tenere la schiena diritta, ma non è vero.

I giovani d’oggi raddrizzano la schiena quando:

  • al moralismo sostituisci la morale, facendo loro toccare cosa è bene e cosa è male, non a parole, ma con i fatti;
  • sostituisci alla nostalgia del tempo andato la nostalgia del futuro con una semplice domanda “Cosa vuoi fare da grande?”;
  • al paternalismo sostituisci la paternità, difendendoli dalle paure, sfidando le loro risorse migliori, dedicando loro tempo al di fuori di quello stabilito;
  • li metti in difficoltà, quando fai vedere loro quanto è utile la teoria applicata alla pratica, quando presenti loro la realtà delle cose e non il virtuale, il vecchio, l’obsoleto.

La schiena cresce dritta a chi è teso verso la luce, alle conoscenze, alle competenze e nel nostro caso alle Scienze Motorie e Sportive.

Tu docente, professore, devi far capire ai tuoi studenti che non conta solo conoscere definizioni a memoria e un certo numero di giochi ed esercizi per essere bravi Insegnanti.

Non basta dire “tieni su la schiena” se non si addita il panorama da guardare oltre la soglia.

Il nostro modo di vivere autoreferenziale lancia spesso proclami contradditori rispetto alla schiena dritta che pretendiamo.

Qualcuno mi ha chiesto: Le piace fare il professore?. Ho detto sì, ma a modo mio! Non mi vanto di essere un bravo professore, mi vanto di cercare di trasmettere ai miei studenti la voglia di imparare.

Io voglio insegnare ai miei studenti a insegnare (in palestra, sul campo, in piscina, con i bambini, con i giovani, con gli adulti), non voglio definizioni a memoria, non valuto i miei studenti se non li conosco e se non entro in empatia con loro.

Non ho mai pensato di insegnare ai miei studenti a diventare bravi giocatori/trici di pallacanestro, ma ho sempre pensato di contribuire alla loro crescita intellettuale e filosofica (non a caso ho citato spesso nelle mie lezioni il filosofo Anassagora quando ho parlato dell’arte di insegnare), portando esempi veri, reali, frutto di decenni di esperienza nel campo motorio e sportivo a grandi livelli.

A molti di voi piace poco studiare materie presentate male e quindi noiose (come vi capisco!), ma bisogna farlo: è la regola!

Nessuno ha mai pensato di obbligarvi a studiare una materia se non vi piace, se non vi interessa. Deve essere il docente a farvela interessare! Vi si deve preparare per entrare nel mondo del lavoro, non vi si deve imbottire solo di nozioni!

Qualcuno di voi non immagina che cosa sia il mondo del lavoro (in special modo nell’attività motoria, sportiva e del fitness).

Il triennio universitario a Scienze Motorie e dello Sport è bellissimo, indimenticabile, ci sono le lezioni pratiche divertenti, ma anche quelle meno interessanti, ci sono le lezioni teoriche che vi stimolano, ma anche qualcuna che vi annoia e non andate a sentirle.

Ma perché a volte non vi va di studiare o di ascoltare a lezione un argomento che non vi interessa e che non vi appassiona. Perché?

Che ruolo dovrebbe avere il docente nei vostri confronti? Quello di pretendere le definizioni a memoria o di rispondere entro brevissimo tempo a domande a crocette? No.

Interrogare e ripetere: io odio questi due verbi!

Il ruolo primario del docente è quello di appassionarvi, di stimolarvi ad apprendere cose nuove e farvi provare emozioni nuove.

Io vorrei che i miei studenti vedessero in me un docente con la D maiuscola, un docente che ama la sua professione, un docente che se non riesce a entrare in empatia con voi ha fallito la “sua mission”, un docente che ha la voglia di insegnare, di trasmettervi qualcosa. Voi sarete il futuro dell’attività motoria e sportiva nel nostro Paese e quindi dovete essere bravi e preparati.

Questa mia non è una comunicazione “sdraiata”, ma è quella di un prof. deluso, polemico, esigente, brontolone, severo, a cui non piace il didatticismo, ma ama la didattica, la cultura, quella vera, quella che trasforma la vita in “una luce che fa scattare in avanti”.

Sono un docente che si diverte a lezione, un docente reale, non realistico, un docente con i piedi per terra, un docente amato ma anche odiato.

Se dovessi chiedere a voi quali sono le lezioni che frequentate volentieri, le risposte potrebbero essere:

  • “non quelle del docente in-decente, che arriva in ritardo, parla di sé e non fa lezione;
  • “non quelle dell’in-docente, che è colto ma è molto freddo e distaccato”;
  • ma “quelle del docente decente che li mette alla prova, che li sfida, che parla come loro (a volte male), che dà molto ed esige molto, che si occupa della loro crescita e non solo dei loro voti. Questo è il docente che è amato e odiato.

L’in-docenza si nasconde dietro la ripetizione, la formula vuota, il dovere per il dovere, evita la vita, non la seduce, non è in grado di raddrizzare le schiene “sdraiate”, insegna per se stesso, per ascoltarsi e non per farsi ascoltare.

Spesso le Scuole e le Università sono obsolete, trasmettono concetti che non sono più al passo con i tempi e subiscono queste in-do(e)cenze, ma bisogna cambiare!

Lottiamo e costruiamo insieme Scuole e Università in cui sia consentito scegliere Insegnanti docenti e decenti che sappiano raddrizzare le schiene dei giovani definiti “sdraiati”, che non aspettano altro che essere raddrizzati!
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