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Quale metodo usare nel passaggio dal Minibasket al Basket

Quale metodo usare nel passaggio dal Minibasket al Basket

L’abbandono precoce della pallacanestro dopo i 12-13 anni (percentuale molto alta), la pressione negativa dei genitori, degli Istruttori e dei dirigenti, provocano l’esasperazione e la perdita dei talenti, di conseguenza la pallacanestro diventa diseducativa e non formativa. I talenti devono essere seguiti in modo particolare, ma gli altri che non sono dei talenti non devono essere abbandonati o “tagliati”.

MONDONI dal minibasket al basket

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A tale scopo è molto importante che l’Istruttore programmi il proprio lavoro (annuale, mensile, per allenamento), fissi gli obiettivi da raggiungere (a breve, a media e lunga scadenza) e verifichi continuamente la loro validità.

La diluizione in più anni degli obiettivi (programmazione) permette il consolidamento degli schemi motori di base e la loro successiva trasformazione in abilità motorie (generali e specifiche), attraverso l’educazione e lo sviluppo delle capacità motorie.

In palestra l’Istruttore non deve solo lavorare sui fondamentali in modo esasperato (ci sarà tempo dopo!), ma deve sviluppare la mobilizzazione, proporre esercizi di pre-acrobatica, di equilibrio, di lateralità e bilateralità, a coppie, in situazioni diverse, esercizi didattici, gare e giochi.

Sicuramente i fondamentali individuali (e di riflesso quelli collettivi) miglioreranno, migliorerà la capacità di anticipazione e di scelta, il controllo dei gesti e dei movimenti, i fondamentali di gioco diventeranno più efficaci.


La progressione metodologica

L’insegnamento dei gesti tecnici, dovrà passare attraverso le seguenti tappe:
1. coordinazione grezza, che corrisponde all’assimilazione della base tecnica del gesto da imparare:
2. coordinazione raffinata, con la precisazione ulteriore dei diversi gesti e movimenti;
3. stabilizzazione della coordinazione raffinata e dello sviluppo della disponibilità variabile.

Nella prima tappa (coordinazione grezza)  l’Istruttore deve semplificare al massimo l’apprendimento dei fondamentali; è necessario creare condizioni tali che già ai primi tentativi il ragazzo riesca a percepire sensazioni corrispondenti a quelle della corretta esecuzione del gesto (dimostrazione e spiegazione chiara e corretta da parte dell’Istruttore).

I fondamentali di gioco devono essere capiti dai ragazzi, non solamente eseguiti senza sapere il perché si fanno; la correzione non deve essere troppo analitica, occorre procedere dal facile al difficile, dal conosciuto allo sconosciuto.

Progressivamente il gesto deve essere interiorizzato, devono essere rimosse le parti inutili (sincinesie) e all’inizio si deve curare l’essenzialità del gesto e non la sua esteticità.

E’ importante che l’Istruttore crei nei suoi giocatori l’immagine generale del gesto o del movimento da apprendere (chiedere se hanno capito a cosa serve, perché si deve fare e come si deve eseguire).

E’ importante lasciare loro la possibilità di sbagliare senza l’assillo di essere puniti e consenta loro un ampio spazio alla creatività e alla fantasia motoria.

Quando l’Istruttore avrà valutato che il gesto e stato assimilato, memorizzato e rappresentato correttamente, passerà alla fase successiva (coordinazione raffinata), cioè alla “messa a punto” del sistema dei movimenti.

Questa fase inizia dopo l’acquisizione della forma generale del gesto e prosegue fino allo stadio della forma raffinata (con pochi errori).

Il processo di perfezionamento della coordinazione dei movimenti rappresenta l’aspetto più evidente di questa fase; in questo preciso momento si concentrano i processi di eccitazione, si producono varie reazioni inibitorie, si registra una ulteriore precisazione de decorso dei processi corticali, si va verso l’automatizzazione del movimento (senza una attenzione consapevole).

Così facendo, la coordinazione motoria è perfezionata e stabilizzata e il compito motorio viene assolto con grande sicurezza e consapevolezza.

 


Le abilità motorie

Tutto ciò non può essere ancora definito come abilità motoria specifica, perché non è ancora stato consolidato un sistema di movimenti ben formato e inoltre il gesto può essere ancora disturbato dalla fatica, dall’emozione, dall’ansia, dalla pressione dell’Istruttore (che vuole tutto e subito) e dall’aumento dello sforzo fisico.

Le abilità motorie specifiche della pallacanestro (muoversi nello spazio per ricevere la palla, palleggiare, tirare, passare, muoversi in difesa) devono essere plastiche, adattabili ad ogni situazione di gioco, ma solide nella loro base e tutto ciò si ottiene lavorando non esclusivamente sull’automatizzazione dei gesti, ma presentando esercizi sempre diversi, con posizioni di partenza e conclusioni differenti, da destra, da sinistra e dal centro, con varianti esecutive, etc.

MONDONI dal minibasket al basket

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L’Istruttore non deve correggere troppo spesso, non deve punire, deve utilizzare i feed-back in modo intelligente e non deve assolutamente pretendere che tutti i giocatori eseguano i gesti perfettamente prima del tempo dovuto.

La terza tappa della formazione delle abilità motorie è caratterizzata dalla stabilizzazione della coordinazione raffinata e dallo sviluppo della disponibilità variabile.

E’ questa la tappa finale del processo di insegnamento, che non si ottiene in tre o quattro allenamenti, in quanto per ottenerla ci vuole tempo, pazienza e buon senso da parte dell’Istruttore!

Quando un giocatore “possiede” il gesto, lo padroneggia, lo cambia a seconda di quanto succede durante la partita, è il momento giusto per affinare i movimenti, per correggere e per aumentare le difficoltà esecutive.

La stabilità di un gesto o di un movimento è prodotta dalle numerose ripetizioni dello stesso in situazione sempre diverse, tali da rafforzare l’abilità motoria stessa.

L’acquisizione dell’automatizzazione di un gesto o di un movimento permette al giovane giocatore di concentrare la sua attenzione nell’impiego di azioni tecniche in situazioni di gioco complesse (ad esempio la tattica individuale da adottare in attacco e in difesa nell’1 contro 1, la selezione del passaggio e del tiro, il diverso utilizzo del palleggio, la scelta del tipo di movimento da attuare per ricevere la palla, etc.).

La complicazione delle condizioni di gioco (situazioni di sovrannumero e sottonumero) contribuisce all’educazione delle capacità tattiche (“leggere” il gioco sia in attacco che in difesa).

Il perfezionamento dei fondamentali individuali corre in conformità con lo sviluppo delle capacità motorie; tuttavia, affinché il livello di utilizzo delle stesse sia completamente raggiunto, è necessaria una buona padronanza tecnica del gesto.

Ad esempio, la perfetta meccanica di un tiro a canestro o di un passaggio si insegna dopo aver mobilizzato ed irrobustito le articolazioni interessate; successivamente si deve insegnare come velocizzare il gesto e lo si deve “pulire” dalle sincinesie per renderlo più armonico e fluido.

La capacità di ricostruire continuamente un gesto, un movimento, in base alle continue variazioni di peso, di statura, di lunghezza degli arti, deve essere il “bagaglio” di ogni giovane giocatore, sulla base della conoscenza del gesto stesso.

Se un giovane di 12 anni aumenta l’esplosività nel saltare (per esempio nel tiro o nell’azione di rimbalzo), deve parallelamente modificare il suo equilibrio e la tecnica esecutiva.

Comunque non si possono insegnare movimenti e gesti difficili se non esiste una base multilaterale solida su cui costruire successivamente. Più esperienze motorie e sportive si possiedono, più gesti e movimenti si conosceranno e di conseguenza si potranno utilizzare giocando.

Così facendo, non avremo giocatori “robot”, ma giocatori pensanti e creativi, che inventano e giocano con fantasia (tiri in acrobazia e in controtempo, passaggi dietro la schiena, etc.).

La formazione di movimenti o di gesti complessi avviene sulla base della rielaborazione di movimenti conosciuti precedentemente e quanto più sarà elevato il numero di esperienze motorie vissute, tanto maggiore sarà la capacità di costruire nuove abilità specifiche e di adattarsi continuamente alle diverse situazioni che si presentano durante il gioco.

Il passaggio dal gioco-sport Minibasket (5-10 anni) allo sport giovanile (dagli 11 anni in avanti), non deve essere traumatico, in quanto questo è un periodo determinante per decidere di continuare o meno a praticare una disciplina sportiva!

Il lavoro in palestra deve tener conto del fatto che molti giovani potrebbero aver praticato una o più discipline sportive negli anni precedenti (chi poco, chi tanto), che alcuni potrebbero aver iniziato a praticare lo sport e in particolare la pallacanestro da poco tempo e, quindi, prima di iniziare un lavoro specifico di basket, bisogna vedere da dove cominciare (somministrazione di test antropometrici, funzionali, motori generali e specifici, psicologici e sociometrici) per programmare correttamente il lavoro di costruzione e di perfezionamento.

Il gioco-sport Minibasket e il passaggio allo sport giovanile devono essere due proposte simili ma non uguali, con un passaggio “dolce”, senza sorprendere o sbalordire nessuno.

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Prof. Maurizio Mondoni
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